Il pensiero di Santa Teresa Benedetta della Croce – Edith Stein – e il Medio Oriente

Ave, Crux, Spes unica

Padre Georges Breidi M.L.

19 maggio 2023 nella Casa di Edith Stein – Wrocław, Polonia

Prima di tutto, all’inizio di questo incontro, voglio ringraziare i responsabili di questa casa e di questa società per invitarmi ad essere con voi. Mi tocca molto in modo personale essere in questo luogo di una santa che ho conosciuto più di 16 anni, prima anchee di entrare alla vita consacrata. Sono stato impressionato dalla sua vita, del suo pensiero e soprattutto della sua spiritualità così misitica ma anche così reale, che tocca la profondità della storia di un’umanità perseguitata, che ha sperimentato il dolore e la Croce, e proprio in questa Croce dove Edith ha scoperto la figura di Cristo amico, salvatore e Dio.

Santa Teresa Benedetta della Croce o Edith Stein, una donna ebrea, vissuta in una casa e in un ambito familiare che non ha certamente potuto conoscere in esso la spiritualità cristiana; poi arrivata a un punto dove ha perso ogni sorte di fede in Dio e nella sua presenza, quindi si può dire atea, anche se, come dice lei dopo, che il fatto di cercare la verità era la sua unica preghiera; poi impegnata nello studio filosofico dove la sua idea dell’assenza di Dio è stata elaborata di più. Chi poteva immaginare che questa donna di qui stiamo parlando diventerà nel futuro santa nella Chiesa e patrona di tutta l’Europa?

Questo fatto è stato per me un tema di riflessione personale sul mio cammino nella mia fede cristiana. Mi sono chiesto: noi chi siamo nati cristiani, abbiamo imparato dalla piccola infanzia a vivere e a praticare le preghiere, la Santa Messa, a conoscere Gesù Cristo, ci sentiamo a volte così lontani dal percorso della nostra chiamata alla santità, perdiamo la bussola con l’impegno quotidiano della vita di ogni giorno, con le preoccupazioni per tutti, per la famiglia, per il lavoro, per lo studio, per il successo, e per noi stessi; e una donna ebrea, atea, che non ha mai sentito parlare prima di Cristo, è arrivata ad essere una grande santa nella Chiesa Cattolica. So molto bene che la santità cristiana non dipende dalla nostra forza personale, e non è per dire un merito per chi pratica di più le virtù cristiane, ma è soprattutto una grazia dall’Amore infinto di Dio. E Edith ha saputo molto bene la vera strada alla santità, ha messo la Croce di Cristo al centro della sua vita. Per lei, ha negato tutto, ha lasciato tutto, la sua famiglia e la sua mamma cara, proprio in questa casa; ha lascito il suo lavoro e il suo studio filosofico, quindi il suo successo personale davanti agli altri; ha lasciato i suoi sogni e anche la sua vita emotiva affettiva; e alla fine ha potuto anche lasciare e donare la sua vita nel corpo in sacrificio a Colui che ha dato Se stesso per noi sulla Croce. Secondo me, Edith è diventata santa non perché è stata convertita al cattolicesimo, neanche perché ha scritto dei libri di teologia e di spiritualità, neanche perché è diventata monaca carmelitana, ma proprio perché si è appoggiata alla croce di Cristo, fonte e segno dell’Amore gratuito e infinito di Dio per noi. Si è appoggiata ad essa con tutta la sua umanità, con tutte le sue debolezze, con la sua fede perduta e la scoperta della solo verità nella Croce di Cristo, come dice lei nei suoi scritti:

“Se la croce un giorno getta la sua ombra su di te, abbracciala, perché sia ​​per te la via, la verità e la vita”.

Per questo, Edith è stata per me fin ad oggi, un’amica misteriosa, vicina ma anche profonda, che a volte non riesco a scoprire tutto il suo pensiero teologico e filosofico, ma provo ad entrare in preghiera con lei nello stesso amore verso Cristo. Ho portato Edith e la sua testimonianza di vita a tanti giovani e persone che ho incontrato nella mia vita e chi avevano tante domande e dubbi sulla presenza di Dio, e tutti si meravigliavano di lei.

In Libano, Edith è conosciuta soprattutto negli ambiti carmelitani, dove si trovano i loro conventi e missioni. I suoi libri sono tradotti in arabo, quello sulla donna e alcuni libri sulla sua vita. Sulla tv, un direttore diventato poi anche lui frate e sacerdote carmelitano, ha fatto un documentario sulla vita di Edith Stein intitolati: “Ho trovato la verità”. Ci sono anche alcuni canti religiosi dai suoi scritti tradotti in arabo e che si cantano in alcune occasioni soprattutto nella festa dell’esaltazione della Santa Croce.

Ma oggi, per parlare del pensiero e della spiritualità di Edith Stein in collegamento col Medio Oriente, è ovvio pensare direttamente all’esperienza della Croce, che è stata per Edith il fondamento della sua fede cristiana, e per i cristiani nel medio oriente la radice di tutta la storia della loro presenza in questa terra.

Edith Stein dice:

“Si può ottenere una scientia crucis (conoscenza della croce) solo se la croce si è vissuta a fondo. Ne sono stata convinta fin dal primo momento e ho detto con tutto il cuore: ‘Ave, Crux, Spes unica’ (Ti do il benvenuto, Croce, nostra unica speranza)”.

Poi dice anche:

“Sotto la croce ho capito il destino del popolo di Dio. Oggi, infatti, so molto meglio cosa significa essere la sposa del Signore nel segno della Croce. Ma poiché è un mistero, non può mai essere compreso solo dalla ragione”.

Questo è anche il mistero del popolo cristiano nel medio oriente, perseguitato dagli inizi, in tutta la sua storia, ma radicato nella sua fede nonostante i diversi modi di persecuzione che ha vissuto fin ad oggi. Per questi cristiani, come per Edith, la Croce di Cristo è stata per loro la luce, la forza e la speranza. Possono ambidue ripetere con San Paolo le sue parole: “Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo” (Gal 6,14).

Senza la fede nella speranza e nella salvezza che porta la Croce di Cristo, non si può rimanere saldi di fronte alla morte che confrontano ogni giorno. È un popolo che, come ha detto Edith, ha toccato e sperimentato la croce e la sua pesantezza fino a fondo nelle guerre contro di loro lungo la storia dai terroristi, dai musulmani, dalle ideologie contro la libertà di credo religioso, dalle politiche di estremismo religioso, e da tanti altri.

Anche se Edith ha vissuto in un ambito occidentale, ma si può dire che il suo pensiero teologico sulla scienza della croce riflette la realtà dei cristiani nel medio oriente e la loro esperienza con la croce. I cristiani dell’Iraq, i caldei e gli assiriani, perseguitati ed uccisi da diversi anni; i cristiani della Siria, i siriaci e i greci cattolici, che hanno dovuto lasciare la loro terra a causa dalla guerra; i cristiani dell’Egitto, i copti sia cattolici che ortodossi, che hanno vissuto per secoli un conflitto duro per la loro fede; i cristiani del golf arabo, che saranno condannati se vogliono possedere una Bibbia o solo portare una croce; i cristiani della Palestina, che vivono una guerra senza fina tra i musulmani e gli ebrei; e i cristiani del Libano, mio paese, dove vivono 12 confessioni religiose cristiane, cattolici ed ortodossi, che hanno vissuto l’immigrazzione, le guerre civili ed i conflitti con le altre confessioni religiose fino ad avere oggi più di 10 millioni di maroniti nel mondo, e meno di un milione solo rimasti in Libano.

La Chiesa del Medio Oriente è una Chiesa fondata sulla Croce di Cristo ma alimentata dal sangue dei martiri cristiani lungo la sua storia. Tanti sacerdoti, consacrati e consacrate, laici, famiglie, giovani e bambini sono stati perseguitati e morti per la loro fede cristiana. Hanno sperimentato quello che Edith Stein ha vissuto nel campo di concentramento di Auschwitz, dove lei ha sperimentato la Croce nel suo culmine valore.

In un passaggio, se come Edith scrisse la vita di ogni cristiano nel medio oriente. Ella dice:

“Soffrire ed essere felici pur soffrendo, avere i piedi per terra, camminare sui sentieri sporchi e accidentati di questa terra e tuttavia essere intronizzati con Cristo alla destra del Padre, ridere e piangere con i figli di questo mondo e cantare incessantemente le lodi di Dio con i cori degli angeli: questa è la vita del cristiano fino allo spuntare del mattino dell’eternità”.

Quindi, una vita piena di gioie e di tristezze, di pace e di conflitti, di piangere e di cantare Dio. Tutto allo stesso momento, e la vita continua…

         Questa donna ebrea, questa filosofa che stava cercando la verità col suo pensiero, col suo studio e la ricerca, ha potuto raggiungere la fede cristiana dove in essa ha trovato tutta la verità che gli mancava. Ha potuto iniziare questo cammino verso la vera fede quando è stata libera; libera dai pensieri degli altri, dalla religione che ha preso dalla sua famiglia, dalle idee sulla donna e sull’uomo; libera di tutto. Anzi, un vero cammino verso la fede cristiana si fa nella libertà.

         Per questo, possiamo rilevare dal processo teologico-spirituale di Edith Stein cinque tappe che si incontrano insieme:

  1. La relazione tra Libertà e Verità: Il Signore ci dice nel Vangelo di Giovanni: “conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,32). La libertà di Edith era una libertà cosciente, una libertà in ricerca, che gli ha condotta a trovare la Verità.
  • La relazione tra Verità e Amore: Edith dice: “non accettare come amore nulla che manchi di verità. E non accettare come verità nulla che manchi di amore”. Non si può vivere nessun modo di amore nella menzogna. L’amore è sempre vissuta nella verità, nella luce.
  • La relazione tra Amore e Dolore: Colui che ama accetta di vivere tutto con l’altro. Colui che ama Cristo accetta i dolori di questa vita con speranza. Non c’è una vita senza dolori, ma si può vivere sempre nella maledizione della vita o nell’accettazione della realtà in cui stiamo vivendo. Da lì, Edith ha accettato i dolori della sua vita, come il fatto di lasciare la sua mamma e la sua famiglia, di essere portata al campo di concentramento di Auschwitz, tutto per amore di Cristo.
  • La relazione tra Dolore e Croce: Ogni dolore è un’opportunità di portare la Croce seguendo Cristo. Non si può accettare qualsiasi dolore senza il concetto della croce e della salvezza. Così per Edith, il dolore era una via che gli condurre alla Croce.
  • La relazione tra Croce e Fede: Edith ci impara che la croce e la fede sono inseparabili. Ella ha imparato la fede cristiana nella scuola della croce. La Croce per lei era il fondamento della sua unione a Cristo. E per il suo amore alla Croce, e perché la Croce per lei è stata la benedizione di tutta la sua vita, ha collegato il suo nome ad Essa nella vita carmelitana: “Teresa Benedetta della Croce”.

Con queste cinque tappe del pensiero teologico-spirituale di Edith, possiamo affirmare che colui che cerca la libertà, cerca la vera fede. I cristiano del Medio Oriente, al mezzo della persecuzione e della croce che stanno vivendo, sono liberi e forti nella libertà perché non hanno negato la loro fede.

Papa Francesco, durante l’udienza generale del 7 agosto 2019, parlando di Edith Stein ci raccomanda dicendo: “Invito tutti a guardare alle sue scelte coraggiose, espresse in un’autentica conversione a Cristo, come pure nel dono della sua vita contro ogni forma di intolleranza e di perversione ideologica”.

Edith ha donato la sua vita come sacrificio all’Amore di Cristo, non solo in’intenzione per il suo popolo ebraico per conoscere la verità di Cristo, ma anche come testimone e intercessore per tutti i cristiani perseguitati, soprattutto nel Medio Oriente, perché si rafforzano sempre con la loro fede.

Infine, speriamo che il grido di San Giovanni Paolo II nella canonizazzione di Edith Stein l’11 ottobre 1998 arriva ai cuori induriti dalla violenza:

“Per amor di Dio e dell’uomo ancora una volta io levo un grido accorato: mai più si ripeta una simile iniziativa criminale per nessun gruppo etnico, nessun popolo, nessuna razza, in nessun angolo della terra! È un grido che rivolgo a tutti gli uomini e le donne di buona volontà; a tutti coloro che credono all’eterno e giusto Iddio; a tutti coloro che si sentono uniti in Cristo, Verbo di Dio incarnato”.

A volte desideriamo scappare dalla croce, forse perché il dolore è grande; ci chiediamo perché nessuno si interviene? Dove sta la Chiesa Universale di fronte ai dolori dei cristiani perseguitati nel Medio Oriente, nella Terra dove Gesù Cristo ha vissuto, dove il cristianesimo ha visto luce? Perché nessuno ne parla? Dimentichiamo a volte che la via della croce è stata la via di Cristo per la nostra salvezza, ed è la nostra stessa via per raggiungere la gioia della risurrezione. Vivere la Croce non è una maledizione, anzi è una specialità per coloro che vogliono godere un giorno dalla gioia eterna. Così ci dice anche la nosta santa Edith Stein:

“Non si può desiderare la libertà dalla Croce quando si è scelto specialmente per la Croce”.