L’Intercessione della vittima di Auschwitz ha salvato la vita di Benedicta ?

L’Intercessione della vittima di Auschwitz ha salvato la vita di Benedicta ?

Teresia Benedicta mcCarthy é una bimba di 2 anni, felice ed in buona salute, che porta il nome d’una suora carmelitana ebrea uccisa ad Auschwitz dai nazisti nel 1942. Qualche settimana prima, Benedicta si trovava letteralmente alle porte della morte a causa di un avvelenamento accidentale. Molte persone che conoscevano la bambina, tra le quali anche i dottori e gli infermieri che si occuparono di lei, credono che la sua straordinaria guarigione sia dovuta ad un miracolo. La sua famiglia e la legione d’amici che hanno pregato per la sua guarigione sono convinti che se oggi Benedicta vive é grazie all’intercessione della Beata Teresa Benedetta (Edith Stein) la quale fu beatificata da Papa Giovanni Paolo II a Colonia, in Germania, il 1° maggio del 1987.

Opinione / “Qui si manifesta la gloria di Dio!”

A chi conosce padre Emmanuel Charles McCarthy e la sua famiglia sembra ovvio che la beata Teresa Benedetta (Edith Stein) abbia interceduto presso Dio per la piccola Teresia Benedicta McCarthy, quando aveva 2 anni ed era letteralmente in punto di morte poche settimane prima.

Il rapporto tra la famiglia McCarthy e la candidata alla canonizzazione da parte della Chiesa cattolica risale a molti anni fa. All’inizio degli anni Ottanta, padre McCarthy (i cui scritti sono apparsi più volte nel mondo della Chiesa) è stato il primo a collegare Edith Stein al movimento per la pace.

Come molti dei nostri lettori sanno, il sacerdote cattolico (di rito melchita) ha dedicato la sua vita quasi esclusivamente a sostenere il messaggio di pace e di non violenza cristiana. Per diversi anni ha tenuto digiuni di 40 giorni senza cibo “solido” nei mesi di luglio – la cessazione del digiuno coincideva con l’anniversario dello sganciamento della bomba atomica su Nagasaki il 9 agosto 1945. Tre anni prima, il 9 agosto 1942, Edith Stein morì nelle camere a gas di Auschwitz. Padre McCarthy è stato il primo ad associare questo evento alle dinamiche del Movimento cattolico per la pace.

In quel tempo, sembrerebbe che solo una manciata dei primi membri del movimento per la pace – Gordon Zahn, Eileen Egan e Dan Berrigan – sapessero chi fosse Edith Stein (suor Teresa Benedetta). “Abbiamo sperimentato la sua santità molto prima che ci fosse una proclamazione ufficiale di questa verità”, secondo padre McCarthy, “ed è per questo che abbiamo chiamato la nostra figlia più giovane Teresia Benedicta. Così abbiamo posto la nostra Benedicta sotto la speciale protezione della Beata Benedetta (Edith Stein si è sempre riferita a se stessa come Benedetta dopo il suo ingresso nel Carmelo). È stata per noi una grande sorpresa quando ci siamo resi conto che la nostra Benedicta, nata l’8 agosto alle 20,15, è nata, tenendo conto della differenza del fuso orario di Auschwitz il 9 agosto alle 2,15 “.

Così, quando la piccola Benedicta McCarthy stava morendo nel Massachusetts General Hospital di Boston a causa di un avvelenamento accidentale, la sua famiglia e i suoi amici diressero naturalmente le loro preghiere alla Beata Benedetta per intercedere presso Dio per la piccola omonima posta sotto la sua speciale protezione.

Quando tutti pensavano che la sua fine fosse vicina, la bambina fu guarita completamente ed in modo cosí straordinario, che i medici e le infermiere erano apparentemente sotto shock. “È un miracolo”, dissero alla madre di Benedicta, Mary McCarthy.

Non c’erano dubbi nella mente di padre McCarthy: “È un miracolo!”

I genitori, felicissimi, stanno ora raccogliendo tutte le cartelle cliniche e le testimonianze di coloro che sono stati inviati alla comunità carmelitana per sostenere la canonizzazione di Edith Stein. Anche la legione di amici di padre McCarthy è piena di gioia dopo aver pregato con fervore la Beata Teresa Benedetta, la vittima di Auschwitz, di intercedere presso Dio ed ottenere la guarigione per il suo piccolo omonimo che lottava tra la vita e la morte. Nel Maine, le diverse comunità si transmettevano cosí tante richieste di preghiere a Edith Stein da intasare le linee telefoniche.

L’intercessione della vittima di Auschwitz ha salvato la vita di Benedicta?

Il padre della bambina, Emmanuel Charles McCarthy, è un sacerdote cattolico di rito melkita (rito che permette l’ordinazione di uomini sposati). Il 1° maggio, lo stesso giorno della beatificazione a Roma della carmelitana suor Teresa Benedetta della Croce, una convertita ebrea, padre McCarthy è arrivato a Newcastle per un ritiro di studio sulla teologia della non-violenza cristiana.

Alcune delle circa cinquanta persone che hanno assistito ai discorsi di padre McCarthy al St Patrick’s Parish Centre sapevano che solo poche settimane prima la figlia più giovane del sacerdote era in uno stato quasi mortale, il suo fegato e i suoi reni funzionavano a malapena dopo un avvelenamento accidentale.

Padre McCarthy non aveva raccontato ai partecipanti al ritiro la tragedia che era quasi avvenuta, ma quando un giornalista si è avvicinato a lui per chiederglielo, ha acconsentito a un’intervista.

Lo scorso venerdì

L’episodio è iniziato la sera del venerdì. Charles McCarthy e sua moglie, Mary, erano volati a casa dopo un ritiro di una settimana – la prima volta in 20 anni che erano partiti insieme lasciando i loro 13 figli.

Volevano tornare a casa a Brockton, Massachusetts, in tempo per andare a prendere i loro figli e portarli al Grotonwood Weekend, una conferenza tenuta ogni primavera dal Needham Peace and Justice Group, movimento presso il quale i McCarthy erano attivi. L’anno precedente avevano perso l’evento perché la sera dell’inaugurazione Mary diede alla luce il loro tredicesimo figlio, Ananda, che morí la notte stessa.

Alla fine, i McCarthy non potettero partecipare nemmeno alla conferenza del 1987. Arrivarono a casa verso le 20:00. “Non eravamo nemmeno arrivati alla porta quando due dei nostri figli sono corsi per strada”, racconta padre McCarthy, “e ci hanno detto che ‘Benedicta è in ospedale con le convulsioni.’”

Nessuno dei figli McCarthy, compresi i due più grandi che erano tornati a casa per le vacanze, sapeva cosa fosse successo a Benedicta o come. Hanno spiegato ai loro genitori che l’avevano portata all’ospedale locale dopo che aveva iniziato a “comportarsi in modo strano”.

I McCarthy si precipitarono all’ospedale, arrivando appena in tempo per ascoltare la diagnosi dei medici. Benedicta aveva ingerito una grossa dose di Tylenol – circa “16 volte la dose tossica”, gli fu detto.

“In quel momento”, ha detto padre McCarthy, “non immaginavo neanche cosa significasse ingerire una dose ‘16 volte la dose tossica’. Dall’esterno Benedicta sembrava star bene, ma aveva un aspetto terribilmente, terribilmente assonnato – incapace di rimanere sveglia – e i suoi occhi erano leggermente scoordinati.” Il significato del termine medico voleva dire che Benedicta aveva ingerito l’equivalente di 16 dosi letali di farmaco.

Pregare per la guarigione

“Ci ha riconosciuto, ma solo in parte”, ricorda padre McCarthy. “Lì pregammo per la sua guarigione. L’ho unta, dandole il sacramento dei malati”.

Un medico ha spiegato che l’ospedale non erano in grado di gestire un caso di avvelenamento così estremo e ha chiamato un’ambulanza per portarla al Massachusetts General Hospital di Boston. I McCarthy volevano salire sull’ambulanza ma gli è stato detto che non potevano.

Hanno cominciato a seguire l’ambulanza nella loro auto, ma improvvisamente l’auto ha cominciato ad avere problemi – era impossibile cambiare la prima marcia.
Era un viaggio di 50 km e sarebbe stato troppo difficoltoso continuare cosi. Si videro perció obbligati a tornare a casa per prendere il furgone famigliare. Ma arrivati a casa Il furgone non partiva.

In quel momento, si sentivano come se il mondo cominciasse a cadere a pezzi. “Siamo entrati in casa e abbiamo spiegato ai bambini che Benedicta era molto, molto malata e che avrebbero dovuto recitare il rosario insieme mentre andavano all’ospedale in macchina”, ha detto p. Kentenich. I McCarthy sono poi tornati in macchina e hanno iniziato il viaggio verso Boston in prima.

Quando finalmente raggiunsero Benedicta, nel reparto di terapia intensiva pediatrica dell’ospedale generale del Massachusetts, sembrava sorpresa, ma padre McCarthy non si era ancora reso conto della gravità della situazione.

“Sapevo che la situazione era grave, ma eravamo al Massachusetts General Hospital – uno dei migliori ospedali del mondo – sapevo che potevano curarla”.

La condizione più critica

“Poi è arrivato un medico e ha detto qualcosa del tipo: ‘Voglio essere onesto con voi sulla situazione. La bambina è nella condizione più critica che possiamo elencare”.

Credo che in quel momento ho cominciato a capire. Il suo fegato era cinque volte più grande del normale. Con l’avanzare della notte, hanno eseguito diversi test. I risultati di questi test sono stati pessimi fin dall’inizio, ma hanno continuato a peggiorare. La sensazione che stesse succedendo qualcosa di terribile cominciò a farsi sentire”.

La famiglia McCarthy trascorse una notte insonne in ospedale… Per la maggior parte del tempo, Benedicta era incosciente. “Ogni volta che si svegliava, aveva paura e voleva tornare a casa”, ricorda padre McCarthy.

Il mattino seguente, padre McCarthy riamse in ospedale, ma Mary tornó a casa per occuparsi degli altri bambini. Suo figlio diciassettenne, Charlie, disse: “Sai, Benedicta starà bene.” Raccontó a sua madre che dopo aver recitato il rosario nella piccola cappella di casa, aveva sentito la certezza che sarebbe guarita.

Più tardi quel giorno Mary tornò in ospedale e padre McCarthy tornò a casa. Per tutto il giorno, le notizie di Benedicta non hanno fatto che peggiorare. Adesso anche i reni, così come il fegato, cominciavano a cedere.

“Sono tornato in ospedale verso le sei”, ha detto padre McCarthy. “Benedicta era di nuovo priva di sensi. Non dava segni di vita. Era sdraiata lì, priva di sensi. È stato allora che abbiamo fatto quello che faccevamo ogni sera. Le abbiamo portato il suo orsacchiotto preferito, ‘Brownie, l’orsacchiotto’, e il suo libro preferito, ‘Goodnight Moon’. Le abbiamo letto la storia, anche se era priva di sensi. E, naturalmente, abbiamo pregato”.

Durante il ritiro da cui erano tornati, la coppia aveva comprato un’icona per ciascuno dei loro figli. Portarono quella di Benedicta all’ospedale e la deposero sul suo letto.

Edith Stein

Deposero sul suo letto anche una croce speciale, combinata con la Stella di Davide, indossata dai membri della Gilda di Edith Stein, Edith Stein era il nome di suor Teresa Benedetta prima che entrasse in convento.

I McCarthy avevano scelto il nome della figlia prima che nascesse. “Sapevamo dall’ecografia che sarebbe stata una bimba”, dice suo padre. Probabilmente sapevano anche che sarebbe nata in una data vicina all’anniversario della morte di Edith Stein – il 9 agosto 1942.

E cosí fu, Teresia Benedicta McCarthy nacque l’8 agosto 1984, alle 20.15. In quel momento, ad Auschwitz, erano le 2:15 del 9 agosto.

Mentre i McCarthy pregavano, la loro figlia giaceva immobile nel suo letto. “Non rispondeva più”, ha detto, “Niente. Era priva di sensi”.

“Non dormivamo da 48 ore. Tutto sembrava incredibilmente buio. I medici sono stati chiari, la morte era praticamente inevitabile. Non c’erano cambiamenti. Tutti i risultati stavano peggiorando. I reni stanno perdendo sempre più la loro funzione.  Così sabato sera alle 11, dopo che Benedicta era rimasta incosciente per cinque ore, siamo andati a casa”.

Il laboratorio del Nord Dakota

Quando i genitori McCarty arrivarono a casa, dovettero affrontare un’altra decisione. Nove mesi prima, padre McCarthy si era iscritto a un workshop di tre giorni nel Nord Dakota sul tema della non-violenza. L’inizio del workshop era previsto per domenica sera.

Mentre padre McCarthy stava pensando di annullare il suo viaggio, si é ricordato di un episodio nella vita di Teresa d’Avila:

“400 anni fa, quando stava attraversando un momento difficile, Gesù le apparve e le disse: ‘Abbi cura dei miei affari ed io avró cura dei tuoi’“.

I McCarthy paragonarono la loro situazione a quella di Santa Teresa e decisero che Padre McCarthy doveva andare in Nord Dakota per dare il ritiro.

“In effetti – ricorda padre McCarthy – Mary percepiva molto nettamente che qualcosa stava cercando annullare questo workshop e che era importantissimo che lo facessi”.

Poco dopo mezzanotte, i McCarthy sono andati a letto per la prima volta in 48 ore. Non dormirono a lungo. Alle 4:45, il telefono squillò. Era l’ospedale.

“Quando hai un bambino morente in ospedale e il telefono squilla alle 4:45 ed è il Massachusetts General Hospital in linea, un senso di orrore inimmaginabile ti avvolge”, ha detto padre McCarthy. “Ci hanno detto che Benedicta aveva sviluppato un’infezione che non poteva essere fermata. Il suo fegato stava cedendo e non c’era niente che potessero fare.  Ci hanno detto che stavano facendo tutto il possibile, ma che, date le poche speranze di successo, si sentivano in dovere di avvertirci.”

Un’altra decisione

“Così ancora una volta abbiamo dovuto decidere se andare o meno nel Nord Dakota”.

Padre McCarthy ha detto di non aver avuto null’altro a cui aggrapparsi se non le parole di Cristo a Santa Teresa. “Non c’era coraggio in quel mio atto”, dice, “È stata una decisione presa in totale debolezza e impotenza – per andare fino in fondo e farlo. Dormire é stato impossibile dopo”.

Alle 7:00 di domenica mattina, il telefono squillò di nuovo. Questa volta era un laico cattolico che aveva scelto questo momento per mettere in discussione la teologia della non violenza di padre McCarthy.

“Non ho ricordi negativi della chiamata”, ha detto il Padre, “ma è strano che qualcuno chiami alle 7 del mattino, quando tua figlia sta morendo, per dirti che non si puo essere cattolico se si crede nella non-violenza”.

Il tempo trascorso sull’aereo, in viaggio verso il Nord Dakota, è stato “insopportabile”, ha detto padre McCarthy. “Il ritiro, tecnicamente, è andato bene, tranne le volte che, mentre davo il ritiro, pensavo a quello che stava succedendo a Boston. Allora un’ondata di orrore mi invadeva. I momenti di insopportabile agonia erano i momenti in cui ero solo – tra una sessione e l’altra. Non tutto é stato negativo grazie a Dio, nei momenti più angoscianti la preghiera del rosario respingeva le ondate di orrore, abbastanza a lungo da rendere il momento vivibile. ”

Nel frattempo a Boston…

A Boston, dopo aver lasciato il marito all’aeroporto, Mary era tornata in ospedale. I medici avevano somministrato a Benedicta un farmaco paralizzante che le impediva di muovere i muscoli.

In un’intervista telefonica, la signora McCarthy ha poi descritto la scena come segue:

“Hanno dovuto metterla in respirazione artificiale… Era di nuovo cosciente. Riusciva a sentire le voci. Hanno detto di averla messa sotto morfina perché lo stato in cui si trovava era un tormento. Era davvero difficile vederla così”.

“Ero lì da mezz’ora quando quattro membri dell’equipe di trapianto di fegato sono venuti da me e mi hanno detto che era talmente critica che avrebbero dovuto fare un trapianto”. Benedicta sarebbe dovuta rimanere sotto l’effetto del paralizzante fino alla fine del trapianto.

Un trapianto di fegato è un’operazione estremamente seria, eseguita solo come ultima risorsa per salvare la vita di una persona. In precedenza, nel corso degli eventi, un amico medico aveva consigliato ai McCarthy di rifiutare un trapianto se le condizioni della bambina progredivano fino a questo punto. C’era il 25% di possibilità che Benedicta non sopravvivesse a un’operazione del genere e, se fosse sopravvissuta, avrebbe avuto problemi per il resto della sua vita.

L’equipe medica comunicó a Mary che il fegato della bambina era completamente distrutto. “Hanno detto che se avessero avuto un fegato disponibile in quel momento, avrebbero eseguito l’operazione immediatamente”.

“Al momento hanno programmato l’operazione per le 11:00 di lunedì mattina, sperando di trovare un fegato per quell’ora”, ha detto. A Benedicta era stata data la massima priorità possibile per un fegato e due squadre erano pronte a volare ovunque nel paese se un fegato fosse stato disponibile.

“Quando sono tornata a casa domenica sera, la situazione sembrava terribile”, dice la signora McCarthy. “Aveva bisogno di un trapianto per vivere, ma non c’era fegato disponibile”. Non c’era nulla che i genitori McCarthy potessero fare se non pregare e aspettare.

Fu li che chiamó suo marito in Nord Dakota.

Pregare Edith Stein

Padre McCarthy ricorda ancora la chiamata. “Ne abbiamo discusso e abbiamo concluso che ‘la persona a cui dovremmo rivolgerci per le nostre preghiere è Edith Stein.’ Da quel momento Mary cominció a chiamare decine di persone chiedendo di rivolgersi a Edith Stein per ottenere la guarigione di Benedicta. Io iniziai a pregare immediatamente”.

La signora McCarthy racconta che prima di lasciare l’ospedale la domenica, aveva chiesto specificatamente l’intercessione di Edith Stein, pregando e chiedendo che il fegato della figlia tornasse a dimensioni e funzioni normali. ” Ovviamente, c’erano moltissime altre persone che pregavano per lei”, aggiunge la signora McCarthy.

Lunedì non si era ancora trovato un fegato disponibile, ma l’equipe di trapianto riferì alla signora McCarthy che al mattino il fegato dava abbastanza segnali di vita da poter escludere, per il momento, la necessità di un trapianto.

Benedicta non era più sotto gli effetti del farmaco paralizzante. Normalmente, dice McCarthy, un bambino si riprende dagli effetti di farmaco paralizzante dopo due ore. Ma siccome il fegato non funzionava bene, Benedicta permaneva immobile.

La signora McCarthy ha ricordato che uno dei medici le ha detto che, anche se Benedicta fosse sopravvissuta, ci sarebbe voluto un anno prima che il suo fegato ritornasse alle dimensioni naturali.

Martedì, la bambina non si muoveva ancora e secondo la madre, si cominciava a temere che Benedicta avesse subito danni neurologici. Ma alla fine della giornata, quando suo padre tornò a casa, Benedicta cominciò a muovere le dita delle mani e dei piedi e fu rimossa dalla lista dei casi critici.

Le brutte notizie continuano

Il giorno dopo, arrivarono cattive notizie. “Mercoledì mi dissero che Benedicta aveva subito danni ai reni”, racconta la signora McCarthy. “I suoi reni funzionavano solo al 15-20%.” Il suo livello di creatinina – una misura dell’attività renale – era troppo alto. I medici speravano che si stabilizzasse a circa 1,6 – leggermente al di sopra della norma per un adulto, ma estremamente elevato per un bambino. Se si fosse riusciti a mantenere quel livello fino all’età adulta, avrebbe potuto conviverci.

Ma il sabato, il suo livello di creatinina scese a 0,6 – la norma esatta per un bambino della sua età. Senza rendersene conto, quel giorno, la salute di Benedicta era tornata alla normalità. I suoi reni, così come il suo fegato, funzionavano normalmente. “Il suo fegato era perfettamente nella norma per dimensione e funzionamento”, dice la signora McCarthy.

“E’ un miracolo.”

Diversi medici e infermieri sono rimasti stupefatti. “Molti di loro mi hanno ripetuto più volte: ‘È un miracolo, sapete, questo è un miracolo'”.

Una delle infermiere, che era stata con Benedicta nel reparto di terapia intensiva pediatrica, è tornata dopo 2 giorni di congedo, pensando che Benedicta sarebbe morta. Corse nella stanza della bimba e disse: “Ero nella caffetteria quando qualcuno ha detto che Benedicta non era morta, ma viva!”.

Benedicta ha lasciato l’ospedale senza una sola prescrizione medica, senza un solo farmaco da prendere, ha detto il padre. Padre McCarthy richiese le copie delle cartelle cliniche, con l’intenzione di donarle a una comunità carmelitana che promuove la canonizzazione di Edith Stein.

“Tutti quelli che hanno vissuto un workshop con me sanno che cerco di essere razionale e senza emozioni – per me basta andare a questi workshop, dire quello che ho da dire e lasciare che la gente ci lavori. Ma nel caso di Benedicta, non posso esprimermi in altro modo, ‘È un miracolo'”.

Nei primi tempi della Chiesa, dice padre McCarthy, i cristiani potevano essere riconosciuti già dal loro portamento e dalla loro presenza. I romani pagani li vedendoli camminare per strada esclamavano: “Ecco la gloria di Dio!”.

“Allo stesso modo”, aggiunge, “la gente puó ammirare Benedicta ed esclamare ‘Ecco la gloria di Dio!’ “